Bandoneon - 3. Da Uhlig alla dinastia Arnold


Un po' di storia....
2.1 La Chemnitz Konzertine di Uhlig

 C.F. Uhlig Nel 1834, Carl Friedrich Uhlig (1789-1874) di Chemnitz in Germania, costruì la prima concertina tedesca, non sapendo dell’esistenza di uno simile piccolo e ottagonale: la concertina inglese di Wheatstone, (inventata nel 1829 e brevettata nel 1844, caratterizzata da una scala cromatica distribuita sui bottoni delle due mani, quindi uno strumento essenzialmente melodico). 
accordion di Cyrillus Demian
Prendendo invece lo spunto da uno strumento diatonico, l’accordion di Cyrillus Demian, di gran successo per la musica popolare e caratterizzato da accordi precostituiti azionati da un singolo tasto, Uhlig creò il suo modello personale, uno strumento diatonico quadrato con cinque bottoni su ciascun lato, che producevano 20 toni in tutto.





Uhlig però assegnò note sciolte ai bottoni, in una disposizione che permetteva accordi di tonica e dominante usando gli stessi bottoni e invertendo il movimento del mantice e lo chiamò "Konzertina".

Uhlig successivamente ampliò il suo strumento per suonare 40, 56 o 78 toni, con i pulsanti distribuiti equamente tra le due mani. Dal 1868, le ance vennero raddoppiate, due ance accordate a un’ottava giusta per ogni tono.
Alla fine, le concertine Chemnitz arrivarono ad avere fino a 128 toni.
Sebbene come la concertina Wheatstone non fosse del tutto cromatica, gli strumenti di Chemnitz hanno però una maggiore estensione.
La fabbrica di Uhlig cesserà l’attività nel 1871 e la produzione continuerà con il marchio “F. Lange - Chemnitz”.




2.2 La concertina di Zimmermann
Carl Friedrich Zimmerman (1817-20 ago 1898) nel corso del 1840, migliora la concertina di Uhlig, aumentando da 30 a 71 il numero di pulsanti, sempre tutti con i suoni indipendenti.
Nel 1848 apre un laboratorio di costruzione a Carlsfeld in Sassonia assieme al fratello Wilhelm, arrivando in seguito a impiegare fino a 70 operai, e nel 1849 presenta la sua invenzione all'Esposizione Industriale di Parigi,uno strumento basato sulla concertina di Uhlig, di formato rotondo o ottagonale, con un maggior numero di voci, una diversa disposizione delle stesse e in cui ogni pulsante produce un suono diverso a seconda dell’apertura o chiusura del mantice per un totale di 58 toni. E’ nato il bandoneon, ma per il momento il suo nome è ancora quello di "Carlsfelder
Konzertina" (a differenza di quello creato da Uhlig che si denominava semplicemente “Konzertina”). Ci vorrà una terza persona perché lo strumento venga battezzato con il nome definitivo con cui lo conosciamo.

2.3 Nascita del bandoneon
Heinrich Band (4 aprile 1821-1860)
Heinrich Band, era un insegnante di musica, musicista, editore e commerciante di strumenti musicali, vissuto a Krefeld, Rheinland / Westfalen, figlio di Pietro Band.
Pietro Band era un tessitore di seta che aveva abbandonato questa attività per quella di venditore di strumenti musicali e violinista, pare su insistenza di Heinrich Geul, virtuoso violinista e direttore di un'orchestra di una certa importanza a Krefeld, sposato con Maria Gertrud Mayer, gemella della moglie di Pietro Band. Dal matrimonio di Pietro Band nacquero 16 figli, il secondo fu Heinrich Band, sposato con Johanna Siebourg da cui ebbe tre figli, che suonava il violoncello in quella stessa orchestra.
Alla morte del padre Heinrich Band ereditò il negozio di musica e intorno al 1840 scoprì la concertina creata da Carl Friedrich Uhlig. Lo strumento attirò il suo interesse, ma a causa della sua limitata estensione, decise di migliorarla. E intorno al 1846, avrebbe ideato il bandoneon, anche se sembra che non lo abbia mai costruito, (Non risultano fabbricanti a Krefeld, la sua città) mentre ci sono varie indicazioni che la sua fonte di strumenti fosse Carlsfeld. 
Nel dicembre del 1850, Heinrich Band annuncia nel giornale “Zeitung Crefelden”, n. 215, del 10-12-1850 "Per gli amici della fisarmonica, a titolo di una nuova invenzione, abbiamo ulteriormente perfezionato le nostre fisarmoniche, e questi nuovi strumenti, rotondi o ottangonali, da 88 a 104 voci, sono disponibili nel nostro negozio,ve li raccomandiamo per la sostituzione degli strumenti da 20 a 88 voci."

Tuttavia, nell'Archivio del Comune di Krefeld il cognome "Band” è registrato tra i commercianti ,non come fabbricante, e non risulta abbia mai assunto lavoratori o dipendenti per il suo negozio.
Band, molto probabilmente, faceva costruire i suoi strumenti su ordinazione, da Carl Friedrich Zimmerman a Carlfeld in Sassonia già nel 1854.
Inoltre, all'Esposizione Industriale di Parigi nel 1849, un individuo semisconosciuto pubblica un articolo sulla sua partecipazione riguardante un nuovo strumento musicale. L’articolo dice che C.F. Zimmerman, nato a Carlsfeld, in Sassonia, si era recato a Parigi per svelare al mondo uno strumento che ha appena creato, sul modello della concertina tedesca, fatta dal collega C.F. Uhlig in Sassonia. 
La differenza fondamentale tra lo strumento di Zimmerman, che era rotondo o ottagonale, e la concertina non era tanto la forma come il gran numero delle sue voci e la nuova sistemazione dei pulsanti sulla sua tastiera. Questo nuovo strumento è stato conosciuto per la sua regione di origine, al fine di distinguerlo dalla fisarmonica di Uhlig, come il “Carlsfelder Konzertina”.
Band, pur non costruendo direttamente gli strumenti, che molto probabilmente furono costruiti da Carl Friedrich Zimmerman a Carlsfeld in Sassonia, e limitandosi a rivenderli con successo, comunque contribuisce alle vendite dello strumento di Zimmermann e sembra che abbia progettato i primi bandoneon con 56 toni con 14 tasti bi-sonori su ogni lato e successivamente un modello di 64 (16+16) toni e uno di 88 toni (23+21).  

bandoneon da 88 toni, lato destro
a confronto con un modello normale










Inoltre, Band organizzó una catena commerciale utilizzando tutta la famiglia. Cosí, nel 1859 suo fratello Johann aprì un negozio a Colonia, al quale si aggiunsero poi quelli di Mainz, Krefeld, e altri. Tra le altre attività finalizzate alla vendita degli strumenti si dedicò a diverse trascrizioni di opere per pianoforte adattate per lo strumento e compose valzer e polke, migliorando inoltre la notazione scritta con l'aggiunta di numeri sotto le note (corrispondenti a quelli incisi vicino ai tasti dello strumento) e pubblicando anche un manuale di apprendimento basato su questa “notazione semplificata”. (Il nome, nel 1850, tuttavia è ancora quello di “accordion (harmonika)” come si legge nel frontespizio del suo metodo.)




Questa notazione venne detta ``Waschleinensystem'' ossia “sistema filo del bucato” poiché la sequenza di numeri e simboli su una singola linea appariva come una sequenza di panni appesi al filo del bucato…






Il "Carlsfelder Konzertina" fu quindi lo strumento che poi divenne noto a Krefeld come “bandonion”, (Il termine "bandonión" apparve per la prima volta nel 1856 nelle pagine dell'annuario di Krefeld - testualmente: "Accordión’s, Concertine (da alcuni denominate anche Bandonion)” nell’annuncio pubblicitario di un venditore di strumenti.
E con questa denominazione divenne noto anche anche ad Amburgo e Lipsia. (Porti dai quali probabilmente poi partì, in terza classe, per arrivare in Argentina o Uruguay nel bagaglio di uno dei tanti emigranti tedeschi tra il 1870 e il 1890…).
I “bandonion” furono venduti con molto successo da Band, al punto che si ritiene che proprio per questo il nome bandoneon derivi dalla fusione del suo cognome con quello dell’accordion, al tempo stesso una sorta di sintesi tra “accordion di Band”e una garanzia di qualità.

Un’altra versione sull’origine del nome dello strumento, vorrebbe che esso nasca da “Band Union” ossia da un ipotetica associazione commerciale facente capo a Band. Peccato però che non esista traccia di tale associazione nei registri dell’epoca….

Poco dopo la morte di Band nel 1860, Zimmermann (forse perché venutogli a mancare lo sbocco commerciale di Band), nel 1864, venderà la sua attività a un suo dipendente, Ernst Louis Arnold, capostipite di una dinastia di fabbricanti di bandoneon ormai leggendari.

Le tre disposizioni della tastiera dei tre "costruttori", divennero noti come il sistema “Rheinische” (Band), “Chemnitzer” (Uhlig) e “Carlsfelder” (Zimmerman). All’inizio del del secolo, a causa del gran numero di varianti introdotte da produzioni artigianali, ci fu un tentativo di unificazione, e alla fine furono stabiliti due sistemi, il 124 toni “Einheits-Konzertina” e il 144-toni “Einheitsbandoneon”. (Einheits=Standard) nel 1924.




In Argentina e Uruguay, il sistema “Rheinische” di 142 toni si diffuse al punto che venne mantenuto anche quando in Germania si affermò il 144 “Einheits” (e ne divenne il modello definitivo dal 1924) “costringendo” di fatto le fabbriche tedesche (ricordo che non venne mai fabbricato in Argentina se non in qualche modello artigianale e anche in questo caso con componenti tedesche) a mantenere la produzione del “modello renano” da 142 toni, per non perdere il fiorentissimo mercato rioplatense (che assorbiva fino all’80% della produzione!).

2.4 Gli Arnold, una dinastia.

2.4.1 Ernst Louis Arnold nasce il 3 settembre 1838 a Carlsfeld, un piccolo villaggio tra le montagne della regione dell’ Erzgebirge, in Germania, figlio di Gottlieb Friedrich Arnold (fabbricante di chiodi) e Emilie. Schönfelder aus Morgenröthe, figlia di Salomone Friedrich Schoenfelder, sindaco di Carlsfeld.
Dopo aver lavorato nella fabbrica di Carl Zimmermann come caporeparto, ne acquista la fabbrica nel 1864 quando i fratelli Zimmerman si trasferiscono in Nord America, presumibilmente a Philadelfia (dove se ne perderanno definitivamente le tracce) e in questo anno, ribattezzata la fabbrica “Ernest Louis Arnold Bandonion und Konzertina Fabrik” inizia la produzione di bandoneon con il marchio E.L.A. acronimo delle sue iniziali.

Il 2 maggio 1865 sposa Auguste Wilhelmine Rehm da cui avrà sei figli: 3 femmine: Edvige, Emilie, e Martha e tre maschi: Ernst Hermann, Wilhelm Ernst Paul e Alfred. 
Nel 1888, con l’aumentare della produzione, amplia la fabbrica utilizzando l’ edificio della vecchia scuola della città, aumentando il numero dei dipendenti e dotandosi di un nuovo motore a combustione per il funzionamento delle macchine utensili. In questo nuovo laboratorio, amplia ulteriormente l’estensione tonale di bandoneon e concertine decorandoli anche in maniera raffinata.
Muore il 31 agosto 1910 a Carlsfeld.



Ernst Louis e sua moglie



Le figlie: da sinistra a destra, Emma, Emilie e Hedwig


2.4.2 Ernst Hermann (19 febbraio 1859- 18 gennaio 1946) iniziò a lavorare nell’azienda paterna come accordatore nel 1880. 
Nel 1882 sposa Marie Köhler da cui avrà 6 figli: Otto, Clara, Martha, Ernst Paul, Johanne e Carl.
Il figlio di Ernst Hermann, Ernst Paul Arnold divenne anche lui accordatore nella fabbrica paterna. Invece il figlio più giovane, Carl Arnold, studiò ingegneria civile e non seguì le orme del padre e del fratello.
Ernst Hermann Arnold fu un attento uomo d'affari, ampliando ulteriormente l’azienda con un nuovo edificio residenziale e commerciale nel 1903. Il 1 ° luglio 1930 festeggiò il suo 50° anno in azienda e lasciò la direzione della ELA ai figli Otto (morto nel 1936) e Ernst Paul (morto nel 1943). Dopo la morte di Ernst Paul nel 1943 la società fu rilevata dal cognato Max Olbrich, che aveva sposato sua sorella Martha.




L’abitazione, a sinistra, e la fabbrica, a destra.


Ernst Paul Arnold suonando la Symphonietta


Otto Arnold




















2.4.3 Alfred (1877-5 novembre 1933) e Wilhelm Ernst Paul (1866-1952)

nel 1911, un anno dopo la morte del padre, lasciano la fabbrica E.L.A.(che continua ad essere diretta da Ernst Hermann con il figlio Ernst Otto) e, nello stesso edificio in cui Zimmermann aveva costruito la prima concertina e che era stata la prima sede della ELA, aprono la fabbrica “Alfred Arnold Bandonion und Konzertina Fabrik" che inizia a produrre gli straordinari modelli “AA”, “Premier” e alla fine dell’attività gli “Alfa”. Nello stesso anno arriva a Carlsfeldt l’eletttricità e subito i due fratelli investono in macchinari elettrici, prefigurando già la dimensione industriale che intendevano dare all’attività. 

Inoltre introducono nel 1912 il modello a 152 voci che completa la scala cromatica nelle tastiere, anche se non avrà una grandissima diffusione.


I fratelli Ernst Hermann (ELA) e Alfred (AA) divengono quindi concorrenti, ma questo si rivelerà un fattore estremamente positivo per lo sviluppo del bandoneon.




I bandoneon "ELA", furono importati durante i primi anni del secolo in Argentina da Max Epperlein, un esportatore di Lipsia innamoratosi di Buenos Aires al punto di trasferirvicisi. Così arrivò al Rio de la Plata uno strumento che, nel suo paese di origine, la Germania, era stato conosciuto per lo più dalle classi benestanti, dato il suo alto costo più vicino a quello del pianoforte che a quello della della concertina. In seguito li importò e vendette Alberto Örhtmann, in calle
Humberto 1°, 1561 a Buenos Aires.

I “Doble A” furono invece importati in esclusiva da Luis Mariani, calle Cordoba 1541, Bs As.
Luis Mariani


Originario di Macerata, e emigrato in Argentina nel 1898, era un ex operaio dellla fabbrica di fisarmoniche “Pangotti” e si occupava, insieme al figlio Duilio, anche di accordarli e ripararli.










Una “leggenda”, (troppo spesso accreditata nella stessa Argentina, anche con il “supporto” di celebri musicisti per un comprensibile ma ingannevole orgoglio nazionale) lo vuole autore dell’unico tentativo riuscito di fabbricazione in Argentina. 
La realtà (confermatami più volte dal grande accordatore Riccardo Romualdi, e mostrandomi gli strumenti smontati…) è che ci si limitò ad assemblare dei bandoneon utilizzando i ricambi importati dalla Germania, essendo risultato un ostacolo insuperabile la realizzazione in loco delle ance.

Pettini e ance rimasero quindi ben teutonici dietro la magniloquente chapa de adorno della valvola: “L. Mariani” e nonostante gli articoli di stampa titolassero a grandi lettere “Il bandoneon argentino”. Quelli che invece vennero si prodotti in Argentina furono dei modelli "da estudio" con una sola ancia per voce e pettini in alluminio. La produzione totale fu di circa 400 esemplari dal 1945 al 1948. E nonostante il supporto promozionale di artisti come Troilo, Fresedo, Maffia... questi ultimi continuarono a preferire gli Arnold originali.

Non fu l’unico tentativo:. anche Humberto Brunini, liutaio a Bahia Blanca e Antonio Meschieri a Rosario costruirono artigianalmente bandoneon, che sia per la produzione limitata che per l'insormontabile confronto con gli AA non ebbero praticamente diffusione. Inoltre fino alla fine degli anni '80 era facile trovare strumenti seminuovi a prezzi bassi (complice la crisi economica dell'Argentina e il cambio delle mode musicali in favore del rock) quindi l'esigenza di costruire strumenti ex-novo era minima.

Superate le difficoltà della Prima Guerra Mondiale, l’attività e l’esportazione, soprattutto verso Argentina e Uruguay, furono in crescendo continuo. Lo strumento era ormai divenuto “la voce” di uno dei più grandi fenomeni musicali del ‘900: il tango
Il bandoneon, anche se nelle sue varianti primitive con meno voci, comunque era già in uso nella regione del fiume Plata (Uruguay e Buenos Aires) da diversi anni prima che effettivamente iniziasse a essere commercializzato massivamente, pur non essendo noto chi per primo lo abbia portato, e con il nome spesso storpiato in mandoleón, mandolión, bandoleón o bandolión. Sicuramente arrivò nel bagaglio di immigrati tedeschi o irlandesi o spagnoli durante gli anni della grande “alluvione migratoria” nell’Argentina tra il 1870 e il 1890 e da lì, passando di mano in mano, fino alle sale da ballo dei barrios di periferia e alle prime “orchestre tipiche” (in realtà trii, cuartetti e quintetti).


Tra le infinite “leggende” fiorite sull’argomento, una narra che durante la Guerra de la Triple Alianza (Argentina, Brasile e Uruguay contro il Paraguay) uno di questi primitivi bandonion arrivò a Buenos Aires, nel 1862, nelle mani di uno svizzero, un tale Schumacher, che animava il riposo delle truppe nelle retrovie con la sua musica. Un’altra dice che arrivò con un marinaio inglese o brasiliano. Un’altra ancora che fu José Santa Cruz (padre di Domingo Santa Cruz, tra i primi bandoneonisti dell’epoca eroica del primissimo tango), soldato al seguito del vittorioso esercito di Bartolomé Mitre, il primo esecutore di uno di questi strumenti ottenuto con un baratto con un marinaio di un mercantile tedesco ancorato al Riachuelo…

Il mercato sudamericano assorbì da solo una cifra stimata tra i 60 e gli 80 mila strumenti, nel periodo tra le due guerre mondiali (si calcola che solo nel 1930 arrivarono 25mila bandoneon in Argentina…). 
La sola Alfred Arnold produsse oltre 120 mila bandoneon di vari modelli, sia per l’esportazione che per il mercato tedesco, in appena 40 anni di attività (il dato è desunto dalle ricerche sui numeri di serie interni, non esistendo un registro ufficiale).
A titolo di esempio, nel 1933 la Arnold impiegava 100 operai che producevano più di 600 strumenti al mese e l’85% della produzione era destinato al Sudamerica (sia perché il bandoneon, essendo uno strumento che aveva abbandonato le “rarefatte” atmosfere religiose per “calarsi” nella musica popolare, e non prestandosi troppo alle marziali marce militari, non era molto supportato dalle politiche culturali del regime nazista che privilegiava Wagner e le marziali bande, ma anche per il suo costo, elevato per la disastrata economia tedesca ma non per la allora ricca Argentina…)



A titolo di esempio della vivacità del mercato argentino valga la foto del registro di Mariani
dell’aprile 1925 (a destra le vendite con il prezzo e l’anticipo versato, a destra le riparazioni)

Alfred Arnold, oltre ai “Doble A”, produceva, anche nel modello a 152 toni, i "Premier" (marchio nato anche - o forse solo - per aggirare il rapporto di esclusività di Luis Mariani come importatore degli “AA” in Argentina), strumenti di eccellente qualità (spesso di suono più potente degli stessi “AA”) importati da “Sharp & Veltren”. Sempre per problemi legati alle esclusive di importazione dei rivenditori sudamericani, la Alfred Arnold inviò anche numerosi strumenti “anonimi” marcati poi da grandi distributori locali come "America" (per la ditta “Casa America” a Buenos Aires) e "Campo" e “Tipico” (per “Palacio de la Musica” a Montevideo). Spesso questi strumenti, una volta smontati, rivelano con i timbri della Arnold sulle soniere, la loro “nobile” origine. Quasi per aumentare la confusione in cui oggi dobbiamo dibatterci nella ricerca di uno strumento, Arnold inoltre forniva strumenti “anonimi” ad altre ditte tedesche, che si occupavano quasi solo della distribuzione, come molti dei “3B”, “prodotti” da “Meinel & Herold” a Klingenthal (colgo
l’occasione per ricordare che il grande Leopoldo Federico per anni ha suonato uno splendido “3B” nato in realtà a Carlsfeld e non a Kligenthal…) che, aperti e smontati, spesso rivelano le loro origini reali; o i “Germania”, “Cardinal” "Concertista" e “Tango” (in ordine qualitativo discendente), “prodotti” da "M. Hohner” a Trossingen, ma in realtà costruiti dalla E.L.A., tutti importati a BsAs da Örhtmann. Soprattutto i “Germania” trovarono una buona accettazione per essere solidi e di un'eccellente finitura, soprattutto quando cominciarono a montare le straordinarie ance di Dik, il fornitore degli Arnold. Il fatto di “rimarchiare” degli strumenti appare comprensibile se pensiamo che solo la lunga esperienza maturata dalle fabbriche degli Arnold poteva garantire un prodotto di qualità per un mercato importante come quello sudamericano, all’epoca fonte di valuta forte per la disastrata economia tedesca. Logico quindi non potersi “improvvisare” nella costruzione di uno strumento complicato come il bandoneon e di dover poi fare comunque i conti con la concorrenza di strumenti già affermati come gli ELA e gli AA.

Di fatto l’unica produzione veramente “industriale” per quantità - anche se sempre “artigianale” per qualità - risulta essere quella degli Arnold, gli altri produttori non raggiunsero simili livelli produttivi o affiancarono a una limitata produzione l’attività di rivenditori di strumenti fatti costruire su ordinazione (ripetendo quindi il rapporto produttivo tra Band e Zimmermann) come nel caso dei “3B” e dei “Germania”.
In un prossimo capitolo vedremo di abbozzare una “tassonomia” dei vari modelli e marchi, data la confusione che ormai impera –a fini speculativi – tra i venditori odierni, per orientare un poco un eventuale acquisto.


2.4.4 Il malinconico tramonto

La Seconda Guerra Mondiale, segnerà il totale declino delle fabbriche, specialmente di quelle degli Arnold, diventate nel frattempo quasi egemoni sul mercato e la conseguente cessazione della produzione di massa, complici anche i mutati gusti musicali, che dalla fine della guerra avranno come “stella polare” la musica nordamericana arrivata con i VDisc al seguito dell’esercito liberatore e la “pressione” commerciale delle grandi case discografiche per imporre nuovi generi musicali.

Fattori che determinarono la quasi scomparsa del tango (voglio solo ricordare qui la distruzione negli anni ’60, di tutte le matrici originali delle incisioni della RCA Victor Argentina semplicemente per “fare posto” nei magazzini e recuperarne i metalli….) e conseguentemente dello strumento che ad esso si era così intimamente legato.
Dopo la liberazione, la fabbrica E.L.A. continuò la produzione come “Klingenthaler Harmonikawerke” diretta da Otto Arnold, figlio di Ernst Hermann, dedicandosi però quasi solo alle fisarmoniche.
La ditta “Alfred Arnold” con la direzione del figlio di Wilhelm Paul, Arno Arnold, e del figlio di Alfred, Horst Arnold, continuò fino al definitivo esproprio nel 1949/50, producendo dei “DobleA” spesso detti “Alfa” per il caratteristico marchio a fuoco interno. (Carsfeld era nella zona orientale, la fabbrica venne nazionalizzata come “fabbrica del popolo” e la produzione convertita alla fabbricazione di iniettori per motori diesel.) I bandoneon di questo ultimo periodo hanno purtroppo qualitativamente ben poco in comune con quelli, straordinari, del periodo 1925-1938. 
In seguito, nel 1950 Arno Arnold, fortunosamente espatriato, apre una nuova fabbrica nella Germania Ovest, a Obertshausen, la "Arno Arnold Bandonion Fabrik" producendo i bandoneon marcati “Arno Arnold” (che spesso ho visto millantati da venditori disonesti come “Doble A, Arno Arnold!”) con la supervisione del tecnico Kurt Muller, uno degli otto accordatori della ormai scomparsa “Alfred Arnold” e anche bandoneonista della rinomata "Juan Lloras Original Argentinische Tango Kapella". Tuttavia anche questi strumenti, nonostante le premesse facessero ben sperare, rimasero ben lontani dal livello qualitativo della produzione anteguerra. 
In quei primi anni ‘50, la produzione di bandoneon aveva ancora un ruolo importante nella nuova"Arno Arnold GmbH”, ma ben presto la produzione si concentrò su diversi prodotti industriali, abbandonando lentamente gli strumenti musicali con l’ultimo bandoneon prodotto nel 1971. L'azienda, poi chiuse definitivamente poco dopo la morte del suo proprietario, nel 1971. 

Negli anni ’60 ci furono dei tentativi di produzione in Brasile con la fabbrica “Danielson”, la cui bassa qualità ne determinò velocemente la cessazione della produzione.

Tentativi ripresi più recentemente in Germania (Guthjar, Hartenhauer) in Belgio (Geuns) in Italia (Victoria, Ora) e nella stessa Argentina, in seguito al rinnovato successo del tango in Europa dagli anni ’ 90, ma che a tutt’oggi non hanno ancora dato i risultati sperati e il suono dei bisonori da 142 voci con piastre in zinco delle fabbriche della dinastia Arnold costruiti tra il 1925 e il 1938 rimane insuperato. 
Riprodurli non è impossibile, ma solo una produzione e vendita di massa come quella di allora permetterebbe di recuperare i costi non indifferenti di ricerche e analisi sui materiali … e inoltre il "suono" tipico è frutto al 75% della maestria dei grandi accordatori (ormai quasi tutti scomparsi) che lavoravano con i musicisti ascoltandone le richieste "in una sinergia di uditi" più che "di microfono e oscilloscopio" come troppo spesso accade oggi....
La fabbrica e la dinastia Arnold in una pubblicità. Però il bandoneon in lavorazione …è un Arno Arnold!

L’orchestra dei dipendenti della “Alfred Arnold” nel 1938



Sfilata a Carlsfeld….

2.5 Evoluzione della tastiera

Maria Dunkel nel suo libro “Bandoneon und Konzertina” ha analizzato i tre maggiori e iniziali sistemi di tastiera tedeschi, quelli di Uhlig (Chemnitz), Zimmermann (Carlsfeld) e Band (Krefeld). 

Inoltre ha individuato un quarto sistema, in Baviera, chiamato “Münchner Lage”, senza poterne tuttavia determinare l’autore originario.

L’elenco inizia con i primi strumenti a 28 toni, con 14 tasti (1-14) distribuiti su 3 file per ogni lato dello strumento. Le chiavi numeriche sono state successivamente estese con simboli (seconda e terza colonna) e sono stati utilizzati per identificare i tasti con la notazione per simboli. Successive modificazioni hanno portato ulteriori varianti, in particolare quando le note vennero spostate o modificate, o quando i produttori introdussero altre soluzioni.


La maggior estensione tonale fu raggiunta dopo il 1890 dagli strumenti fabbricati daMax Neubert, Richard Lindner e Max Scheffler. Gli strumenti con il “Scheffler’sche Lage”raggiunsero le 102 o 104 voci.










I bottoni dall’1 al 14, rappresentano il “nucleo originario” e le successive aggiunte vennero segnate come 0, 1/0, 2/0…in riferimento ai bottoni più vicini (il bottone 2/3 perché tra il 2 e il 3, il 2/2 perché sopra il 2… 

Vennero poi aggiunti i numeri da 15 a 18 e i simboli .


Nei modelli da 152 toni, sono inoltre presenti i bottoni 9/0 e 10/0 al canto, che estendono al sol# e sol# l’ottava più bassa della tastiera destra e 0/1 (mi/sol), 5/5(do#/do) e 6/6 (la#/re#) alla tastiera sinistra a completare l’ottava bassa.

il “nucleo” originario e la sua successiva estensione

Nel 1924, su richiesta della “Federazione tedesca per la concertina e il bandoneon” venne stabilita una nuova disposizione standardizzata per i bottoni, 37 al canto e 35 ai bassi, su 5 file, in un ordine che facilitasse i passaggi cromatici, e forse anche per la diversa posizione con cui viene appoggiato sulle gambe dai suonatori tedeschi. Nasce cosi il bandoneon a 144 toni, detto “Einheitsbandoneon” (ossia “unico”o “standard”). Nel Rio de la Plata però ormai lo strumento si era prepotentemente affermato nella sua variante a 142 toni su sei file con accordatura all’ottava giusta e il 144 toni, spesso con pettini d’alluminio e voci in terza con tremolo, venne rifiutato decisamente e definitivamente. Contemporaneamente al 144 toni, veniva anche standardizzata la concertina nel modello 124 toni “Einheitskonzertina”.

Sempre negli anni ’20, a causa della grande popolarità a cui era assurto il tango in Francia grazie a Gardel e le orchestre di Canaro, Bianco, Bachicha, etc. i suonatori francesi di accordeon musette cercarono di adottare questo strumento, ma a causa della totale incompatibilità di disposizione tra la bottoniera dell’accordeon a bottoni (musette) e il bandoneon, cercarono una nuova disposizione dei bottoni. 
Nel 1925/26 Charles Péguri in Francia, sviluppa un modello uni-sonoro (ossia un bottone emette la stessa nota indipendentemente dalla direzione del mantice) basato su una meccanica del bandoneon bi-sonoro 142 toni (il “Reinische tonlage”), chiamandolo “Bandoneon cromatico” e probabilmente generando la confusione terminologica cromatico-diatonico viva ancor oggi. 
Un altro modello unisonoro, costruito anche da Arnold (ELA) con la sigla “CB Arnold” (ossia Chromatische Bandonion Arnold” - di nuovo la confusione con il termine cromatico!) aveva una nuova disposizione dei bottoni, speculare alle due mani.

mano destra
mano sinistra




CB Arnold ELA, circa 1930






Tra le curiosità nella produzione della Alfred Arnold si annovera un (modello unico?) bandoneon con bottoniere bianche e nere disposte come i tasti del pianoforte, e tra quelle della E.L.A. la “Symphonetta”, su modello di uno strumento del 1898, una sorta di bandoneon “da tavolo” con due casse affiancate orizzontali (vedi la foto di Ernst Paul Arnold suonandola).

bandoneon di  Minotto di Cicco
La AA costruirà inoltre, nel 1936, su ordinazione e progetto di Minotto di Cicco (virtuoso e bandoneonista delle orchestre di Roberto Firpo e di Francisco Canaro) un incredibile bandoneon di 118 bottoni (61+57) con un estensione di 7 ottave su pettini di alluminio. “Es el bandoneón mas grande del mundo. Estoy preparando un repertorio mas elevado que el actual: Pienso ejecutar música de Falla; ya he arreglado la ‘Rapsodia en Blue’ americana y creo demostrar que del bandoneón pueden sacarse matices magníficos.”(M. di Cicco)




A titolo di esempio e come aiuto per evitare i diffusi errori nell’aquisto di uno strumento “d’epoca” (con tutto quello che ciò comporta ormai come investimento economico) nelle prossime pagine ci sono gli schemi di tastiera dei due tipi di bandoneon più diffusi sul mercato: 142 Reinische o “Argentino” e 144 Einheits.

Non è di troppo ricordare ancora una volta che tutta la musica del tango per bandoneon, dalle diteggiature dei metodi e degli spartiti fino alle dinamiche, si sviluppa SOLO sul modello 142 toni con pettini in zinco e NON sul 144 toni d’uso abituale solo in ambito germanico.

Nel prossimo capitolo affronterò invece il tema “tassonomico” per poter distinguere tra loro i vari modelli delle marche più diffuse, con alcuni “consigli per gli aquisti” per gli aspiranti bandoneonisti, dato ormai il proliferare tra i pochissimi venditori degni di fiducia, di una legione di improvvisati (uso questo termine al posto di altri ben più pesanti), attratti dai generosi guadagni che può riservare il mercato europeo e nordamericano degli appassionati del tango.

Tali consigli nascono dai lunghi pomeriggi passati ormai parecchi anni fa nella mitica “bottega” di Fabiani e Romualdi in calle Martin de Gainza 1321, un “paradiso” in cui i bandoneon andavano a ritrovare la loro voce per poi tornare “sulla terra” a riempirci di emozioni. Pomeriggi in cui l’amicizia di questi due uomini straordinari mi regalò per soprammercato una massa di informazioni, trucchi e suggerimenti, frutto della loro quarantennale esperienza di accordatori per i più esigenti musicisti di Buenos Aires e della loro immensa passione per il loro lavoro.

Fabio Fabiani nel laboratorio di calle Martin de Gainza 1321
Riccardo Romualdi 




TASTIERE I"142 Toni Reinische"






TASTIERE II"144 Toni Einheits"







3 commenti:

  1. complimenti vivissimi, mai tante in formazioni preziose in poco spazio ;-) Diego

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  2. veramente tutto dettagliato e di rara maestria... però, dove se ne potrebbe comprare uno ?

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  3. 2.5 Evoluzione della tastiera:
    Il mio questione, a questo fonte attendibile hai trovato l'informazioni?
    non e possibile verificare.

    Harry Geuns

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